martedì 16 ottobre 2012
Microlepidotteri
Col termine MICROLEPIDOTTERI si indicano farfalle (sia notturne che diurne) di piccole, talvolta, piccolissime dimensioni.
L'identificazione di questi insetti è di estrema difficoltà anche per molti entomologi esperti, sia per le dimensioni ridottissime di molte specie, sia per la somiglianza tra molte di esse.
Quella ritratta nell foto qui sopra dovrebbe appartenere al genere Nemophora (fam. Adelidae), ma non saprei proprio riconoscerne la specie. Come detto sopra l'identificazione di questi animali è praticamente impossibile per il semplice appassionato e sono molto pochi gli specialisti che si dedicano allo studio di questi particolari lepidotteri.
In Italia sono presenti diverse famiglie appartenenti a questo gruppo, ognuna delle quali può contare decine di specie differenti (ad esempio alla famiglia Adelidae appartengono oltre 40 specie diverse, molte delle quali diffuse anche in Italia); di seguito le più comuni:
Tortricidae
Gelechiidae
Micropterigidae
Adelidae
Pyralinae
mercoledì 26 settembre 2012
Picchio muratore (Sitta europaea, Linnaeus 1758)
Descrizione
Il Picchio muratore è un uccello appartenente all'ordine dei passeriformi dal piumaggio molto variopinto.
Dorso, ali, coda e testa sono grigio-bluastre, con due strisce nere ai lati del capo che attraversano gli occhi e arrivano fino al becco.
L'addome è arancione, guance e gola bianche.
Arriva ad essere 14/15 cm per circa 25 grammi di peso.
Viene definito picchio, anche se in realtà non appartiene alla famiglia dei picchi. Il suo nome è dovuto sia alla sua grande abilità nell'arrampicarsi sui tronchi degli alberi, proprio come fanno i picchi, sia al robusto becco che utilizza per aprire ghiande, nocciole ecc.
Distribuzione
Specie stanziale diffusa in tutta Italia ad eccezione della Sardegna.
E' abbastanza frequente anche nelle aree antropizzate, dove può trovarsi in parchi e giardini.
Biologia
Nei mesi caldi si nutre principalmente di insetti, mentre nel periodo invernale predilige semi, noci, nocciole e frutta varia.
Nidifica a partire da aprile all'interno delle cavità degli alberi. Viene detto muratore perchè con un impasto di fango e saliva può modificare l'apertura del nido qualora questa fosse troppo ampia.
Non è particolarmente diffidente nei confronti dell'uomo e può essere facilmente attirato mettendogli a disposizione del cibo, soprattutto nella stagione fredda.
Il Picchio muratore è un uccello appartenente all'ordine dei passeriformi dal piumaggio molto variopinto.
Dorso, ali, coda e testa sono grigio-bluastre, con due strisce nere ai lati del capo che attraversano gli occhi e arrivano fino al becco.
L'addome è arancione, guance e gola bianche.
Arriva ad essere 14/15 cm per circa 25 grammi di peso.
Viene definito picchio, anche se in realtà non appartiene alla famiglia dei picchi. Il suo nome è dovuto sia alla sua grande abilità nell'arrampicarsi sui tronchi degli alberi, proprio come fanno i picchi, sia al robusto becco che utilizza per aprire ghiande, nocciole ecc.
Distribuzione
Specie stanziale diffusa in tutta Italia ad eccezione della Sardegna.
E' abbastanza frequente anche nelle aree antropizzate, dove può trovarsi in parchi e giardini.
Biologia
Nei mesi caldi si nutre principalmente di insetti, mentre nel periodo invernale predilige semi, noci, nocciole e frutta varia.
Nidifica a partire da aprile all'interno delle cavità degli alberi. Viene detto muratore perchè con un impasto di fango e saliva può modificare l'apertura del nido qualora questa fosse troppo ampia.
Non è particolarmente diffidente nei confronti dell'uomo e può essere facilmente attirato mettendogli a disposizione del cibo, soprattutto nella stagione fredda.
domenica 23 settembre 2012
Allevare farfalle -- Vanessa cardui
Perchè allevare farfalle?
Beh, allevarle è interessante, divertente, istruttivo, emozionante, utile all'ambiente...quindi la domanda è perchè non farlo?!?
In questo e in altri post cercherò di indicare alcune specie facilmente allevabili, sia dal punto di vista della reperibilità di "materia prima" (bruchi o uova), sia dal punto di vista dell'impegno e del tempo da dedicarvi.
La prima farfalla di cui vorrei parlarvi è la Vanessa del cardo (Vanessa cardui).
E' un lepidottero appartenente alla famiglia Nynphalidae molto diffuso in tutta Italia. Le ali hanno un colore di fondo arancio con macchie nere e bianche sparse su tutta la pagina. Ha un'apertura alare di circa 50 mm.
Se vogliamo sperimentare il loro allevamento la prima cosa di cui abbiamo bisogno sono, ovviamente, larve o uova.
Ma come trovarle?
Ci sono due metodi, validi per tutte le specie.
Il primo è quello di andare sul campo a cercarle. Ovviamente per cercare uova o bruchi di una data specie dobbiamo sapere il periodo in cui è possibile trovarli e soprattutto le piante che li ospitano.
In questo caso la ricerca non sarà impegnativa. Come si può facilmente intuire dal nome, la Vanessa del cardo, allo stadio di larva, si nutre in prevalenza di piante appartenenti al genere Carduus, quindi dovremo cercare piante come il Cardo crespo o lo Scardaccione. Se non le avete mai viste e quindi non sapete come riconoscerle, vi basterà fare una rapida ricerca su Google; sono certo che vi accorgerete da subito di averle già viste, dato che sono molto comuni nelle zone incolte praticamente in tutta Italia.
Altre piante che possono ospitare le larve di Vanessa cardui sono l'ortica e la malva, quindi potremo cercare anche su quelle.
Questa farfalla ha due generazioni annue, una in tarda primavera (aprile/maggio, anche a seconda della zona e della temperatura) e una in estate (luglio/agosto). Abbiamo quindi un bel lasso di tempo se vogliamo dedicarci alla loro ricerca.
Il secondo metodo per procurarci le larve o le uova è quello di acquistarle.
Un sito molto ben fornito e sicuro è il britannico Worldwide Butterflies. Io ho acquistato spesso da loro varie specie di larve e mi sono sempre trovato molto bene, sia come velocità di spedizione, sia per i metodi di pagamento, sia per la loro disponibilità nel rispondere alle mie richieste.
Una volta che abbiamo le uova o le larve dobbiamo procedere nel seguente modo.
Uova: Iniziare dalle uova è sicuramente più affascinante, ma richiede anche un po' più di attenzione, quindi se siete alle primissime esperienze vi consiglio di partire direttamente coi bruchi.
Comunque, se avete a disposizione le uova, cercate di procurarvi qualche capsula di Petri, cioè quei contenitori piatti con coperchio che vengono usati solitamente nei laboratori per le colture biologiche. Reperirle non è difficile; si possono trovare on line oppure in qualche farmacia ben fornita. Il costo non è eccessivo, soprattutto se prendiamo quelle in plastica e non quelle in vetro.
Potremo utilizzare anche qualche altro tipo di contenitore, ma queste capsule sono molto comode perchè nonostante si possano chiudere per evitare il rischio di fuga dei bruchi, lasciano sempre un minimo ricambio d'aria, che è fondamentale. Contenitori troppo profondi o troppo grandi non sono consigliabili perchè ci impedirebbero di tenenre sotto controllo i piccoli bruchi e di spostarli poi con facilità.
Una volta posizionate le uova nella capsula con l'aiuto di un pennellino da tempera molto piccolo (le uova aderiscono bene alle setole del pennello, quindi spostarle sarà semplice) non dovremo fare altro che attendere la loro schiusa. E' importante NON mettere alcuna foglia delle piante nutrici dentro la capsula prima che i bruchi siano nati. Le uova di Vanessa del cardo, come quelle di diverse altre farfalle, impiegano circa 6-7 giorni per schiudere a temperature comprese tra i 20e i 26 gradi , quindi lasciando delle foglie all'interno del contenitore rischieremo di trovarci con muffe e batteri che possono attaccare anche le uova.
Una volta nati dovremo iniziare ad alimentare i bruchi. Come già detto le piante nutrici utilizzabili per le larve di Vanessa cardui sono molteplici (cardi selvatici, malva e ortica), quindi non dovremo fare altro che procurarci le foglie di queste piante, farle a striscioline sottili (questo è utile soprattutto per i bruchi molto piccoli, dopo non sarà più necessario) e inserirle nella piastra, avendo cura di cambiarle ogni giorni e facendo ovviamente attenzione a non buttare via anche le piccole larve assieme alle foglie vecchie.
Le larve di Vanessa del cardo sono comunque ben visibili anche da molto piccole, per via del loro colore nero che ben spicca sul verde delle foglie.
Non dobbiamo esporre le larve alla luce diretta del sole e dobbiamo evitare che dentro la piastra si formi eccessiva umidità, quindi facciamo sempre attenzione ad inserire foglie asciutte. Non occorrono particolari accorgimenti per quanto riguarda la temperatura, un posto asciutto e non esposto al sole andrà benissimo.
I bruchi cresceranno in fretta e già dopo 7-8 giorni potremo spostarli in un contenitore più comodo.
Andiamo quindi a vedere cosa fare dopo questo tempo o nel caso decidessimo di partire direttamente dalle larve.
Bruchi: Se abbiamo fatto nascere noi i bruchi dovremo spostarli con l'ausilio del nostro pennellino da tempera. Sono molto fragili, quindi evitate di spostarli con le mani, al più spostate direttamente la foglia cui sono attaccati.
Per allevare le larve abbiamo bisogno di un contenitore in plastica di circa 50x25x20 per 4 o 5 larve.
I bruchi di V. cardui hanno abitudini solitarie, quindi è meglio non sovraffollare l'ambiente in cui dovranno crescere.
L'ideale è una di quelle vaschette di plastica che vendono per i pesci rossi. Importante è coprire con del tulle o con della rete per le zanzariere l'apertura del contenitore; se diamo una quantità di cibo sufficiente e sempre fresco, i nostri bruchetti non avranno alcun ineteresse ad uscire, ma è meglio sempre essere prudenti.
Anche per quano riguarda i bruchi la temperatura non rappresentà una difficoltà aggiuntiva; anche loro non vanno esposti alla luce diretta del sole e non amano l'eccessiva umidità, quindi teneteli pure in casa in un posto illuminato dalla normale luce dell'ambiente, evitando di metterli su davanzali, terrazzi etc.
La scelta del cibo è importante, ma anche qui bastano poche attenzioni. Qualsiasi sia la pianta nutrice che reperiamo è importante sapere di averla presa in un posto non contaminato da pesticidi e altre schifezze, i bruchi spesso resistono a queste sostanze, ma poi danno origine a farfalle malformate.
E' semrpe bene controllare che sulle foglie inserite nel box non vi siano ragni o altri insetti che possano predare le nostre larve.
Nella parte alta del contenitore possiamo inserire anche qualche rametto per fare in modo che i bruchi trovino un facile appiglio quando arriverà il momento della trasformazione in crisalide, che nel caso della V. cardui, è una crisalide appesa. Non è comunque detto che i bruchi li utilizzino, sovente riescono ad attaccarsi senza problemi alla retina messa sull'apertura.
I bruchi, durante la loro crescita, fanno delle mute, cioè crescendo cambiano pelle. Durante questi momenti le larve smettono di nutrirsi e, nel caso di quelle di V. cardui, si "avvolgono" all'interno di una foglia, creando con questa una specie di coperta. E' bene rammentare questo particolare, perchè potremo erroneamente pensare che quelle larve siano morte, quando invece non è così :-)
La vita delle larve di V. cardui dura circa 15/20 giorni, a seconda della temperatura e della quantità di cibo.
Trascorso questo tempo avviene la trasformazione in crisalide e dopo altri 10-15 giorni abbiamo lo sfarfallamento degli adulti.
Una volta nate le farfalle è importante lasciare loro il tempo di distendere e asciugare le ali. Solitamente questo avviene nel giro di qualche ora. Ce ne accorgeremo facilemente perchè le farfalle appena nate hanno le ali come carta stropicciata, mentre ad asciugatura ultimata hanno l'aspetto classico delle ali di farfalla.
A questo punto non ci resta da fare che un'ultima cosa: LIBERARLE. Una farfalla in gabbia è di una tristezza infinita, mentre dare loro la libertà, oltre ad essere emozionante per noi, è utile all'ambiente che abbiamo attorno.
Beh, allevarle è interessante, divertente, istruttivo, emozionante, utile all'ambiente...quindi la domanda è perchè non farlo?!?
In questo e in altri post cercherò di indicare alcune specie facilmente allevabili, sia dal punto di vista della reperibilità di "materia prima" (bruchi o uova), sia dal punto di vista dell'impegno e del tempo da dedicarvi.
La prima farfalla di cui vorrei parlarvi è la Vanessa del cardo (Vanessa cardui).
Vanessa cardui |
Se vogliamo sperimentare il loro allevamento la prima cosa di cui abbiamo bisogno sono, ovviamente, larve o uova.
Ma come trovarle?
Ci sono due metodi, validi per tutte le specie.
Il primo è quello di andare sul campo a cercarle. Ovviamente per cercare uova o bruchi di una data specie dobbiamo sapere il periodo in cui è possibile trovarli e soprattutto le piante che li ospitano.
In questo caso la ricerca non sarà impegnativa. Come si può facilmente intuire dal nome, la Vanessa del cardo, allo stadio di larva, si nutre in prevalenza di piante appartenenti al genere Carduus, quindi dovremo cercare piante come il Cardo crespo o lo Scardaccione. Se non le avete mai viste e quindi non sapete come riconoscerle, vi basterà fare una rapida ricerca su Google; sono certo che vi accorgerete da subito di averle già viste, dato che sono molto comuni nelle zone incolte praticamente in tutta Italia.
Altre piante che possono ospitare le larve di Vanessa cardui sono l'ortica e la malva, quindi potremo cercare anche su quelle.
Questa farfalla ha due generazioni annue, una in tarda primavera (aprile/maggio, anche a seconda della zona e della temperatura) e una in estate (luglio/agosto). Abbiamo quindi un bel lasso di tempo se vogliamo dedicarci alla loro ricerca.
Vanessa cardui |
Un sito molto ben fornito e sicuro è il britannico Worldwide Butterflies. Io ho acquistato spesso da loro varie specie di larve e mi sono sempre trovato molto bene, sia come velocità di spedizione, sia per i metodi di pagamento, sia per la loro disponibilità nel rispondere alle mie richieste.
Una volta che abbiamo le uova o le larve dobbiamo procedere nel seguente modo.
Uova: Iniziare dalle uova è sicuramente più affascinante, ma richiede anche un po' più di attenzione, quindi se siete alle primissime esperienze vi consiglio di partire direttamente coi bruchi.
Comunque, se avete a disposizione le uova, cercate di procurarvi qualche capsula di Petri, cioè quei contenitori piatti con coperchio che vengono usati solitamente nei laboratori per le colture biologiche. Reperirle non è difficile; si possono trovare on line oppure in qualche farmacia ben fornita. Il costo non è eccessivo, soprattutto se prendiamo quelle in plastica e non quelle in vetro.
Potremo utilizzare anche qualche altro tipo di contenitore, ma queste capsule sono molto comode perchè nonostante si possano chiudere per evitare il rischio di fuga dei bruchi, lasciano sempre un minimo ricambio d'aria, che è fondamentale. Contenitori troppo profondi o troppo grandi non sono consigliabili perchè ci impedirebbero di tenenre sotto controllo i piccoli bruchi e di spostarli poi con facilità.
Una volta posizionate le uova nella capsula con l'aiuto di un pennellino da tempera molto piccolo (le uova aderiscono bene alle setole del pennello, quindi spostarle sarà semplice) non dovremo fare altro che attendere la loro schiusa. E' importante NON mettere alcuna foglia delle piante nutrici dentro la capsula prima che i bruchi siano nati. Le uova di Vanessa del cardo, come quelle di diverse altre farfalle, impiegano circa 6-7 giorni per schiudere a temperature comprese tra i 20e i 26 gradi , quindi lasciando delle foglie all'interno del contenitore rischieremo di trovarci con muffe e batteri che possono attaccare anche le uova.
Una volta nati dovremo iniziare ad alimentare i bruchi. Come già detto le piante nutrici utilizzabili per le larve di Vanessa cardui sono molteplici (cardi selvatici, malva e ortica), quindi non dovremo fare altro che procurarci le foglie di queste piante, farle a striscioline sottili (questo è utile soprattutto per i bruchi molto piccoli, dopo non sarà più necessario) e inserirle nella piastra, avendo cura di cambiarle ogni giorni e facendo ovviamente attenzione a non buttare via anche le piccole larve assieme alle foglie vecchie.
Le larve di Vanessa del cardo sono comunque ben visibili anche da molto piccole, per via del loro colore nero che ben spicca sul verde delle foglie.
Non dobbiamo esporre le larve alla luce diretta del sole e dobbiamo evitare che dentro la piastra si formi eccessiva umidità, quindi facciamo sempre attenzione ad inserire foglie asciutte. Non occorrono particolari accorgimenti per quanto riguarda la temperatura, un posto asciutto e non esposto al sole andrà benissimo.
I bruchi cresceranno in fretta e già dopo 7-8 giorni potremo spostarli in un contenitore più comodo.
Andiamo quindi a vedere cosa fare dopo questo tempo o nel caso decidessimo di partire direttamente dalle larve.
Bruchi: Se abbiamo fatto nascere noi i bruchi dovremo spostarli con l'ausilio del nostro pennellino da tempera. Sono molto fragili, quindi evitate di spostarli con le mani, al più spostate direttamente la foglia cui sono attaccati.
Per allevare le larve abbiamo bisogno di un contenitore in plastica di circa 50x25x20 per 4 o 5 larve.
I bruchi di V. cardui hanno abitudini solitarie, quindi è meglio non sovraffollare l'ambiente in cui dovranno crescere.
L'ideale è una di quelle vaschette di plastica che vendono per i pesci rossi. Importante è coprire con del tulle o con della rete per le zanzariere l'apertura del contenitore; se diamo una quantità di cibo sufficiente e sempre fresco, i nostri bruchetti non avranno alcun ineteresse ad uscire, ma è meglio sempre essere prudenti.
Crisalide di Vanessa cardui |
La scelta del cibo è importante, ma anche qui bastano poche attenzioni. Qualsiasi sia la pianta nutrice che reperiamo è importante sapere di averla presa in un posto non contaminato da pesticidi e altre schifezze, i bruchi spesso resistono a queste sostanze, ma poi danno origine a farfalle malformate.
E' semrpe bene controllare che sulle foglie inserite nel box non vi siano ragni o altri insetti che possano predare le nostre larve.
Nella parte alta del contenitore possiamo inserire anche qualche rametto per fare in modo che i bruchi trovino un facile appiglio quando arriverà il momento della trasformazione in crisalide, che nel caso della V. cardui, è una crisalide appesa. Non è comunque detto che i bruchi li utilizzino, sovente riescono ad attaccarsi senza problemi alla retina messa sull'apertura.
I bruchi, durante la loro crescita, fanno delle mute, cioè crescendo cambiano pelle. Durante questi momenti le larve smettono di nutrirsi e, nel caso di quelle di V. cardui, si "avvolgono" all'interno di una foglia, creando con questa una specie di coperta. E' bene rammentare questo particolare, perchè potremo erroneamente pensare che quelle larve siano morte, quando invece non è così :-)
La vita delle larve di V. cardui dura circa 15/20 giorni, a seconda della temperatura e della quantità di cibo.
Trascorso questo tempo avviene la trasformazione in crisalide e dopo altri 10-15 giorni abbiamo lo sfarfallamento degli adulti.
Una volta nate le farfalle è importante lasciare loro il tempo di distendere e asciugare le ali. Solitamente questo avviene nel giro di qualche ora. Ce ne accorgeremo facilemente perchè le farfalle appena nate hanno le ali come carta stropicciata, mentre ad asciugatura ultimata hanno l'aspetto classico delle ali di farfalla.
A questo punto non ci resta da fare che un'ultima cosa: LIBERARLE. Una farfalla in gabbia è di una tristezza infinita, mentre dare loro la libertà, oltre ad essere emozionante per noi, è utile all'ambiente che abbiamo attorno.
venerdì 21 settembre 2012
Polpo
Descrizione
Il Polpo comune (Octopus vulgaris, Cuvier 1797) è un mollusco cefalopode appartenete alla famiglia Octopodidae (8 piedi, cioè il numero dei suoi tentacoli).
Questi otto tentacoli sono muniti di due file di ventose ciascuno (a differenza del Moscardino che ha invece una sola fila di ventose su ogni tentacolo), posizionate in modo simmetrico sulla parte inferiore del tentacolo, caratteristica che lo rende riconoscibile rispetto alla "Polpessa" (Octopus macropus), specie simile, ma con una disposizione asimmetrica delle ventose su tutto il tentacolo.
La bocca è posizionata al centro degli otto tentacoli, nella parte inferiore della testa dell'animale, ed è costituita da un becco osseo.
Il polpo non ha nessuno scheletro, nè interno nè esterno. Questa sua caratteristica gli consente di penetrare in ogni anfratto e di assumere qualsiasi forma.
Distribuzione
E' diffuso in tutti i mari e gli oceani del globo, da 0 a 200 metri di profondità. Predilige ambienti rocciosi.
Biologia
Il polpo è sicuramente uno degli abitanti marini più affascinanti e più curiosi che si possano incontrare anche immergendosi in pochi metri d'acqua.
Una delle sue principali peculiarità è la capacità di mimentizzarsi con l'ambiente circostante con una precisione del dettaglio stupefacente e con altrettanta stupefacente velocità.
Come detto in precedenza la mancanza di quasiasi tipo di scheletro lo rende abile nel muoversi negli anfratti rocciosi, che spesso sceglie come tana.
La tana può anche essere costruita "ex-novo" dal polpo stesso, che utilizza dei sassi disposti in senso circolare.
Una caratteristica comune a tutte le tane dei polpi, che siano degli spazi tra gli scogli o che siano realizzate dall'animale stesso, è la presenza sull'apertura di una grande quantità di gusci di conchiglie, di crostace, di ricci e di piccoli ciotoli, sovente di colore chiaro.
Talvolta trasportano anche oggetti insoliti nelle tane. A me, ad esempio, è capitato di vedere un polpo portare nella tana una bottiglia di plastica...non so a che scopo :)
La riproduzione dei polpi è molto particolare. I maschi introducono dei "sacchetti" spermatici (spermatofori) nel corpo della femmina attraverso un braccio apposito per la riproduzione, chiamato ectocotile.
La femmina depone dei cordoni gelatinosi di uova (che variano in numero dalle 60.000 alle 100.000 per ogni femmina) che vengono fissati a dei supporti fissi (scogli etc).
Le uova vengono controllate fino alla schiusa; la femmina smette anche di nutrirsi per tutto il tempo necessario. Questo periodo può protrarsi anche per 40 o 50 giorni.
Alla schiusa le larve sono pelagiche, cioè non vivono sul fondo, e solo dopo circa 6 settimane prendono le tipiche abitudini bentoniche dei polpi.
Per gli spostamenti il polpo, oltre a muoversi sul fondo con l'ausilio dei suoi tentacoli, utilizza la propulsione dell'acqua che esplelle da un sifone posto nella testa, che viene usato anche per emettere l'inchiostro per confondere predatori o disturbatori di ogni genere.
Tra i molluschi cefalopodi è indubbiamente il più evoluto dal punto di vista comportamentale.
Ha la capacità di apprendere dal comportamento dei suoi simili, cosa non comune in questo genere di animali, soprattutto considerando che il polpo è una creatura quasi prettamente solitaria.
Famoso è l'esperimento del barattolo con dentro l'esca...ad un polpo viene dato un barattolo chiuso contenente un gamberetto. Il polpo, dopo vari tentativi, non solo riesce ad aprire il barattolo, ma successivamente impiega sempre meno tempo per trovare il modo di aprirlo, segno evidente che è riuscito ad apprendere dalla sua esperienza.
Il Polpo comune (Octopus vulgaris, Cuvier 1797) è un mollusco cefalopode appartenete alla famiglia Octopodidae (8 piedi, cioè il numero dei suoi tentacoli).
Questi otto tentacoli sono muniti di due file di ventose ciascuno (a differenza del Moscardino che ha invece una sola fila di ventose su ogni tentacolo), posizionate in modo simmetrico sulla parte inferiore del tentacolo, caratteristica che lo rende riconoscibile rispetto alla "Polpessa" (Octopus macropus), specie simile, ma con una disposizione asimmetrica delle ventose su tutto il tentacolo.
La bocca è posizionata al centro degli otto tentacoli, nella parte inferiore della testa dell'animale, ed è costituita da un becco osseo.
Il polpo non ha nessuno scheletro, nè interno nè esterno. Questa sua caratteristica gli consente di penetrare in ogni anfratto e di assumere qualsiasi forma.
Distribuzione
E' diffuso in tutti i mari e gli oceani del globo, da 0 a 200 metri di profondità. Predilige ambienti rocciosi.
Biologia
Il polpo è sicuramente uno degli abitanti marini più affascinanti e più curiosi che si possano incontrare anche immergendosi in pochi metri d'acqua.
Una delle sue principali peculiarità è la capacità di mimentizzarsi con l'ambiente circostante con una precisione del dettaglio stupefacente e con altrettanta stupefacente velocità.
Come detto in precedenza la mancanza di quasiasi tipo di scheletro lo rende abile nel muoversi negli anfratti rocciosi, che spesso sceglie come tana.
La tana può anche essere costruita "ex-novo" dal polpo stesso, che utilizza dei sassi disposti in senso circolare.
La tana di un polpo |
Talvolta trasportano anche oggetti insoliti nelle tane. A me, ad esempio, è capitato di vedere un polpo portare nella tana una bottiglia di plastica...non so a che scopo :)
La riproduzione dei polpi è molto particolare. I maschi introducono dei "sacchetti" spermatici (spermatofori) nel corpo della femmina attraverso un braccio apposito per la riproduzione, chiamato ectocotile.
La femmina depone dei cordoni gelatinosi di uova (che variano in numero dalle 60.000 alle 100.000 per ogni femmina) che vengono fissati a dei supporti fissi (scogli etc).
Le uova vengono controllate fino alla schiusa; la femmina smette anche di nutrirsi per tutto il tempo necessario. Questo periodo può protrarsi anche per 40 o 50 giorni.
Alla schiusa le larve sono pelagiche, cioè non vivono sul fondo, e solo dopo circa 6 settimane prendono le tipiche abitudini bentoniche dei polpi.
Per gli spostamenti il polpo, oltre a muoversi sul fondo con l'ausilio dei suoi tentacoli, utilizza la propulsione dell'acqua che esplelle da un sifone posto nella testa, che viene usato anche per emettere l'inchiostro per confondere predatori o disturbatori di ogni genere.
Tra i molluschi cefalopodi è indubbiamente il più evoluto dal punto di vista comportamentale.
Ha la capacità di apprendere dal comportamento dei suoi simili, cosa non comune in questo genere di animali, soprattutto considerando che il polpo è una creatura quasi prettamente solitaria.
Famoso è l'esperimento del barattolo con dentro l'esca...ad un polpo viene dato un barattolo chiuso contenente un gamberetto. Il polpo, dopo vari tentativi, non solo riesce ad aprire il barattolo, ma successivamente impiega sempre meno tempo per trovare il modo di aprirlo, segno evidente che è riuscito ad apprendere dalla sua esperienza.
Ramarro
Descrizione
Il ramarro (Lacerta bilineata, Daudin 1802), coi suoi 40 cm di lunghezza massima, è la più grande lucertola presente nel nostro territorio.
Tipica è la colorazione verde brillante, soprattutto dei maschi, con ventre tendente al giallo e la gola azzurra (particolare più accentuato nel periodo dell'accoppiamento). Le femmine appaiono invece di un verde meno acceso, con alcune striature di colore chiaro e senza la macchia azzurra presente nei maschi.
Proverbiale è la loro rapidità di movimento.
Distribuzione
In Italia è presente da nord a sud, fatta eccezione per la Sardegna.
Gli ambienti che frequenta variano a seconda della latitudine. Pur avendo necessità del calore del sole per la termoregolazione non ama ambienti totalmente aperti, a differenza degli altri sauri distribuiti in Italia, e non ama le temperature troppo elevate, quindi nelle regioni più calde è probabile trovarlo anche in zone montane o umide.
Biologia
I ramarri sono amimali estremamente territoriali e caratterizzati da una spiccata aggressività intraspecifica, soprattutto tra i maschi nel periodo della riproduzione.
In tale periodo, infatti, avvengono delle vere e proprie lotte rituali per stabilire il possesso del territorio.
La lotta avviene coi due contendenti che si afferrano per la mandibola e tentano di trascinarsi l'un l'altro.
E' il più debole a lasciare per primo la presa e quindi ad abbandonare la competizione per il territorio.
In tarda primavera ha luogo l'accoppiamento e la femmina depone 15/20 uova in buche scavate da lei stessa nel terreno o in cavità preesistenti.
Una volta deposte le uova il nido viene abbandonato e non esistono cure parentali per i nuovi nati.
La dieta dei ramarri è essenzialmente costituita da insetti.
Il ramarro (Lacerta bilineata, Daudin 1802), coi suoi 40 cm di lunghezza massima, è la più grande lucertola presente nel nostro territorio.
Tipica è la colorazione verde brillante, soprattutto dei maschi, con ventre tendente al giallo e la gola azzurra (particolare più accentuato nel periodo dell'accoppiamento). Le femmine appaiono invece di un verde meno acceso, con alcune striature di colore chiaro e senza la macchia azzurra presente nei maschi.
Proverbiale è la loro rapidità di movimento.
Distribuzione
In Italia è presente da nord a sud, fatta eccezione per la Sardegna.
Gli ambienti che frequenta variano a seconda della latitudine. Pur avendo necessità del calore del sole per la termoregolazione non ama ambienti totalmente aperti, a differenza degli altri sauri distribuiti in Italia, e non ama le temperature troppo elevate, quindi nelle regioni più calde è probabile trovarlo anche in zone montane o umide.
Biologia
I ramarri sono amimali estremamente territoriali e caratterizzati da una spiccata aggressività intraspecifica, soprattutto tra i maschi nel periodo della riproduzione.
In tale periodo, infatti, avvengono delle vere e proprie lotte rituali per stabilire il possesso del territorio.
La lotta avviene coi due contendenti che si afferrano per la mandibola e tentano di trascinarsi l'un l'altro.
E' il più debole a lasciare per primo la presa e quindi ad abbandonare la competizione per il territorio.
In tarda primavera ha luogo l'accoppiamento e la femmina depone 15/20 uova in buche scavate da lei stessa nel terreno o in cavità preesistenti.
Una volta deposte le uova il nido viene abbandonato e non esistono cure parentali per i nuovi nati.
La dieta dei ramarri è essenzialmente costituita da insetti.
Deilephila elpenor (Linnaeus 1758)
Descrizione
La sfinge della vite è un lepidottero notturno della famiglia Sphingidae.
La colorazione di questa sfinge è piuttosto appariscente, con le ali anteriori di forma triangolare dal colore rosso/bruno, mentre le ali posteriori sono più piccole con fondo nero e un'ampia striscia rossa.
L'intera farfalla è ricoperta da abbondante peluria.
Distribuzione
In Italia è diffusa ovunque, dalla pianura fino a 1800 metri di quota; preferisce, tuttavia, basse altitudini.
Ha abitudini prettamente crepuscolari e notturne.
Biologia
La specie ha due generazioni annue, una a inizio estate e l'altra tra agosto e settembre.
I bruchi raggiungono gli 8 cm di lunghezza e l'impupamento ha luogo a terra fra i resti della pianta nutrice o al più appena sotto la superficie del terreno.
La pianta nutrice per eccellenza è la vite, ma i bruchi posso cibarsi anche di piante Poligonacee, Rubiacee ecc.
Lo specie sverna come crisalide
La sfinge della vite è un lepidottero notturno della famiglia Sphingidae.
La colorazione di questa sfinge è piuttosto appariscente, con le ali anteriori di forma triangolare dal colore rosso/bruno, mentre le ali posteriori sono più piccole con fondo nero e un'ampia striscia rossa.
L'intera farfalla è ricoperta da abbondante peluria.
Distribuzione
In Italia è diffusa ovunque, dalla pianura fino a 1800 metri di quota; preferisce, tuttavia, basse altitudini.
Ha abitudini prettamente crepuscolari e notturne.
Biologia
La specie ha due generazioni annue, una a inizio estate e l'altra tra agosto e settembre.
I bruchi raggiungono gli 8 cm di lunghezza e l'impupamento ha luogo a terra fra i resti della pianta nutrice o al più appena sotto la superficie del terreno.
La pianta nutrice per eccellenza è la vite, ma i bruchi posso cibarsi anche di piante Poligonacee, Rubiacee ecc.
Lo specie sverna come crisalide
Polyommatus icarus, Rottemburg 1775
Appartenente alla famiglia dei licenidi è una piccola farfalla diffusa in tutta l'Europa meridionale, in Marocco, Libano e Asia Minore.
Le larve si nutrono di Febaceae.
Le larve si nutrono di Febaceae.
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